CONVERSIONE




Conversione e regalità
Cap. 18. Davide passa in rassegna la sua gente, sono tre distaccamenti nello schieramento del suo esercito. Davide vorrebbe andare in battaglia anche lui: glielo proibiscono. Gli dicono: tu non venire con noi, tu non puoi mettere a rischio la tua vita. E il re rimane, obbedisce ai suoi uomini, ai suoi ufficiali che gli chiedono di restare in posizione sicura. V. 4:
«Il re si fermò al fianco della porta, mentre tutto l'esercito usciva a schiere di cento e di mille uomini. Il re ordinò a Ioab, ad Abisài e ad Ittài: "Trattatemi con riguardo il giovane Assalonne!"».
Perché? E’ suo figlio. E’ il nemico: è suo figlio. «"Trattatemi con riguardo il giovane Assalonne!". E tutto il popolo udì quanto il re ordinò a tutti i capi nei riguardi di Assalonne».
In battaglia Assalonne è sconfitto e viene ucciso. Proprio Ioab, il comandante dell’esercito, anch’egli parente stretto di Davide, lo uccide, contravvenendo all’ordine esplicito dato dal re. Ma con tutte le ragioni dell’uomo politico e del militare in battaglia, in questo caso.
2Sam 18,19ss Davide viene informato, si rende conto che il suo esercito ha vinto e appena riceve la notizia subito insiste: E Assalonne?
Shalom, pace, dice il primo ambasciatore, evangelizzatore dice il testo ebraico. Ma: c’è pace per Assalonne? (così in ebraico). Arriva un altro: C’è pace per Assalonne? Cap. 19,1:
«Allora il re fu scosso da un tremito, salì al piano di sopra della porta e pianse; diceva in lacrime: "Figlio mio! Assalonne figlio mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!"». Il re piange Assalonne, il figlio ribelle, che congiurava, che voleva spodestarlo, che voleva sostituirsi a lui in modo violento e che ha compiuto a Gerusalemme un’impresa veramente truce: si è unito alle concubine di suo padre.
Ebbene: «Figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te». Tutti rimangono interdetti, quelli che rientrano dalla battaglia non sanno come comportarsi. Il re piange e fa lutto per Assalonne. Il comandante Ioab deve intervenire: ma insomma, che figura ci facciamo, che figura ci fai tu, e come la mettiamo con la gente. Sembra quasi che tu sia dispiaciuto perché abbiamo vinto. Bisogna pure dare un riconoscimento a questi uomini che hanno penato tanto per te. Non bisogna dimenticare che è in questione la regalità di Davide, una regalità sofferente, piagata, sconvolta dalla esperienza di un fallimento.
Ioab convince Davide a presentarsi in pubblico, si siede sulla porta, non riesce nemmeno a stare in piedi. E la gente passa, sfilano, e lo guardano e tutti ammutoliscono perché sono dinanzi alla rivelazione di questa sofferenza profondissima, una epifania del dolore. Davide che è stato scardinato nelle sue sicurezze, che è stato ferito nel cuore, Davide che nel corso della sua missione regale man mano è andato assumendo comprensione del compito a lui affidato, Davide si è reso conto di essere smentito, di essere sbugiardato, di essere costretto a misurarsi con la sua menzogna, con la sua falsità, con le sue contraddizioni. L’esercizio del governo ha fatto di Davide un uomo travolto nel cuore da una necessità di vita nuova. La necessità urgente di una conversione totale: Assalonne suo figlio è morto. E’ morto il nemico? E’ aperta una piaga che si aggiunge a tutte le altre e che conferma proprio lo squartamento del cuore di Davide padre, Davide re.
Il Signore ha promesso: io ti darò un figlio, io farò di te un padre, io farò di te un sacramento della mia paternità, della mia regalità. Come si esercita il potere?
Adesso il re è invitato a rientrare. La tribù di Giuda si fa avanti, le altre tribù di danno da fare. Naturalmente la situazione è cambiata, per cui tutti cercano di accattivarsi le simpatie di Davide, cercano di riprendere spazio, di trovare udienza presso il re, perché ormai Assalonne è finito tragicamente.
2Sam 19,16: «Il re dunque tornò e giunse al Giordano; quelli di Giuda vennero a Gàlgala per andare incontro al re e per fargli passare il Giordano. Simeì, figlio di Ghera, Beniaminita, che era di Bacurìm, si affrettò a scendere con gli uomini di Giuda incontro al re Davide».
Ricompare Simei. Che deve fare! Scende con gli uomini di Giuda, lui che è un beniaminita si fa avanti con quegli altri.
«Aveva con sé mille uomini di Beniamino. Zibà, il servo della casa di Saul, i suoi quindici figli con lui e i suoi venti servi si erano precipitati al Giordano prima del re e avevano servito per far passare la famiglia del re e per fare quanto a lui sarebbe piaciuto. Intanto Simeì, figlio di Ghera, si gettò ai piedi del re nel momento in cui passava il Giordano e disse al re: "Il mio signore non tenga conto della mia colpa! Non ricordarti di quanto il tuo servo ha commesso quando il re mio signore è uscito da Gerusalemme; il re non lo conservi nella sua mente! Perché il tuo servo riconosce di aver peccato ed ecco, oggi, primo di tutta la casa di Giuseppe, sono sceso incontro al re mio signore"».
Abisai dice: questa è la volta buona, adesso è giunto il momento di tagliargli la testa: «Ma Abisài figlio di Zeruià, disse: "Non dovrà forse essere messo a morte Simeì perché ha maledetto il consacrato del Signore?". Davide disse: "Che ho io in comune con voi, o figli di Zeruià, che vi mostriate oggi miei avversari?"». Voi siete oggi i miei avversari, figli di Zeruià, voi non loro. «Si può mettere a morte oggi qualcuno in Israele? Non so dunque che oggi divento re di Israele?». Attenzione: oggi io divento re d’Israele, perché oggi nel cuore piagato di Davide penitente c’è spazio per la conversione: «Il re disse a Simeì: "Tu non morirai!". E il re glielo giurò».
Nel Vangelo secondo Luca, quando Gesù è agonizzante sulla croce, c’è un malfattore accanto a lui e gli rivolge la parola, ce n’è un altro, e quest’altro dice: Gesù ricordati di me nel tuo Regno. Oggi tu sei re. E Gesù gli risponde: Oggi con me in paradiso.
Oggi Davide è re, rientra in Gerusalemme, è il Signore che porta a compimento le sue promesse, gli darà un figlio così come potrà essere accolto riconosciuto, amato e lasciato come erede da un cuore penitente, alla consegna della vita.